Deducibilità fiscale della sponsorizzazione: condizioni e limiti.
Il limite massimo della somma oggetto di deducibilità fiscale per sponsorizzazione è pari ad euro 200.000 annui.
Entro questo limite, tutti i costi e le spese sopportati per la sponsorizzazione sono integralmente deducibili dalle tasse.
Le spese legate alle sponsorizzazioni sono quelle spese legate ad un rapporto creato tra sponsor e sponsorizzato, in cui quest’ultimo si obbliga nei confronti dello sponsor ad effettuare determinate prestazioni pubblicitarie dietro versamento di un corrispettivo.
Sempre per lo sponsor, ai fini IVA, se l’importo della sponsorizzazione rientra tra le spese pubblicitarie l’imposta diventa detraibile, mentre risulterebbe indetraibile, e quindi un vero e proprio costo, qualora la sponsorizzazione venisse annoverata tra le spese di rappresentanza.
Nel contratto di sponsorizzazione devono essere ben chiari gli obblighi della società sportiva sponsorizzata a fronte del corrispettivo pagato dallo sponsor e tali impegni presi devono essere rispettati.
Tra i sistemi che utilizzano le imprese per alleggerire l’ingente carico fiscale che sono costrette a sopportare ogni anno, c’è sicuramente quello delle sponsorizzazioni sportive.
E’ tipico infatti trovare sulle borse delle squadre di qualsiasi sport, anche non professionistici, loghi e pubblicità di ogni genere: idraulici, ristoratori, imprese edili, negozi e altri esercizi pubblici, locali notturni, ecc.
Spesso ci si chiede:
“ma cosa ci guadagna l’idraulico a farsi pubblicizzare dalla squadra di calcio della sua città?“
Apparentemente non molto perchè, parliamoci seriamente, è difficile che uno spettatore che vada a vedere le partite del proprio figlio si ricordi dello sponsor sulla maglietta della squadra avversaria o del cartellone pubblicitario a bordo campo.
Ma è anche vero però, che per lo sponsor stesso, questa pratica rappresenta un mezzo molto utile per fare il cosiddetto “branding“, ovvero “far girare” il proprio nome, il proprio marchio, in particolare se si tratta di attività locali che si svolgono nella zona di competenza in cui hanno luogo gli eventi a cui partecipa l’associazione/società sportiva.
Se pensiamo ad esempio ad un ristorante, un concessionario di automobili, un servizio sul web, un parrucchiere, possiamo sottolineare il fatto che promuovendo il proprio marchio in ambienti molto affollati, come quelli in cui si svolgono gli eventi sportivi, è davvero possibile ottenere anche dei sostanziali benefici in termini di acquisizione clienti che spesso sono gli sportivi stessi.
Ma un altro aspetto fondamentale relativo alle sponsorizzazioni sportive, e probabilmente, il motivo fondamentale per cui questo istituto è così largamente utilizzato, è sicuramente la deducibilità fiscale di tale costo.
A causa dell’insopportabile peso del fisco che grava sulle imprese e sui piccoli esercizi ogni anno, è a dir poco controproducente non investire parte del proprio utile prodotto, ritrovandosi poi a doverne destinare, obtorto collo, quasi la metà al fisco!
Molte aziende, che per sopravvivere devono riuscire a vendere i loro prodotti e servizi, decidono pertanto di allestire campagne pubblicitarie più o meno costose per ricavarne introiti economici e, nel contempo, crearsi dei costi per abbassare il proprio utile e quindi pagare meno tasse.
Altre imprese mirano invece a rafforzare e valorizzare la propria immagine e il proprio marchio presso il pubblico, senza mirare direttamente alla vendita di uno specifico prodotto, che però sarà la logica conseguenza dell’investimento fatto sul brand.
A questo servono le sponsorizzazioni che rappresentano, non un’alternativa alla tradizionale pubblicità, ma una diversa forma di comunicazione per promuovere un prodotto, servizio o un brand in cambio di una somma di denaro versata alla società sportiva dilettantistica.
Le spese per le sponsorizzazioni risultano essere interamente deducibili ed equiparate, dal nostro ordinamento, a quelle di pubblicità se la sponsorizzazione rispetta alcune regole fondamentali.
Spese pubblicitarie: sono integralmente deducibili nell’anno in cui sono state sostenute, oppure in quote costanti nell’esercizio stesso e nei quattro successivi.
Sempre per lo sponsor, ai fini IVA, se l’importo della sponsorizzazione rientra tra le spese pubblicitarie l’imposta diventa detraibile, mentre risulterebbe indetraibile, e quindi un vero e proprio costo, qualora la sponsorizzazione venisse annoverata tra le spese di rappresentanza.
Per godere di tutti i benefici fiscali della sponsorizzazione sportiva infatti, è necessario rispettare alcuni principi cardine per non permettere ad alcuna commissione tributaria di mettere in discussione la bontà di tali operazioni, evitando in questo modo che i costi relativi possano essere annoverati tra le spese di rappresentanza.La prima regola in assoluto che devi rispettare per configurare la tua sponsorizzazione come spesa pubblicitaria è quella della presenza TANGIBILE di un servizio reso dalla sponsorizzata a fronte del costo della sponsorizzazione.
Lo sponsor, e cioè l’azienda che versa il corrispettivo alla sponsorizzata (associazione sportiva), deve ricevere in cambio qualcosa con la finalità di vedere un ritorno commerciale da tale operazione.
La società sportiva sponsorizzata quindi, dovrà in qualche modo pubblicizzare i prodotti o servizi dello sponsor offrendo a quest’ultimo un canale di vendita che possa potenzialmente portargli dei risultati.
Se la società sponsorizzata ha come sede della propria attività sportiva la zona di Torino e provincia, risulterebbe incomprensibile la sponsorizzazione di un’azienda di pompe funebri di Reggio Calabria, a meno che non abbia un punto vendita anche a Torino.
Nel contratto di sponsorizzazione devono essere ben chiari gli obblighi della società sportiva sponsorizzata a fronte del corrispettivo pagato dallo sponsor e tali impegni presi devono essere rispettati.
Ad esempio se il contratto parla di striscioni e manifesti atti a promuovere un prodotto o servizio dello sponsor, gli striscioni ci devono essere.
Se si indica nel contratto che il materiale tecnico indossato dalla squadra deve avere un logo dello sponsor allo scopo di “far girare” il suo brand: maglie, borse e altro materiale tecnico degli atleti della sponsorizzata devono esporre il logo dello sponsor.
In definitiva quel che si indica nel contratto come prestazione che deve fornire allo sponsor la società sportiva sponsorizzata, deve trovare riscontro a fronte di eventuali controlli dell’amministrazione finanziaria.
E soprattutto le spese per le sponsorizzazioni sostenute da un’azienda nel corso dell’anno devono essere equilibrate rispetto al proprio volume d’affari (mai esagerare).
Il contratto di sponsorizzazione deve essere chiaro in ogni sua parte e pertanto non spudoratamente antieconomico per lo sponsor a tal punto da far ritenere che lo stesso abbia altre finalità che non quelle di promuovere un prodotto o servizio dell’azienda stessa.
Tuttavia, tale principio può venir spesso derogato anche se i costi per la sponsorizzazione appaiono antieconomici per lo sponsor, ma, comunque, proporzionati al fatturato della società che li sostiene.
Tutte queste informazioni devono essere contenute in un contratto che regolarizza e descrive il rapporto tra i due attori di questo genere di esercizio: lo sponsor (l’azienda) e lo sponsorizzato (la società sportiva).
Un contratto ben fatto metterà al riparo da qualsiasi controllo fiscale rispettando le regole sopracitate, evitando cosi la spiacevole sorpresa di trovarti commutata la spesa pubblicitaria del contratto di sponsorizzazione in spesa di rappresentanza, con tutto quel che ne conseguirebbe. Quindi è fondamentale che il contratto sia a prova di controllo fiscale, scritto in modo chiaro, completo e sottoscritto in ogni sua pagina da entrambe le parti.
Come ho già sottolineato, nel caso di una verifica da parte dell’amministrazione finanziaria, per prima cosa è fondamentale che il contratto descriva in maniera dettagliata gli obblighi dell’associazione sponsorizzata a fronte del corrispettivo pagato dallo sponsor, ma soprattutto sarà importante poter provare con foto e documenti che l’impegno presi dalla società sportiva di veicolare il brand o pubblicizzare i prodotti dello sponsor sia stato effettivamente rispettato.
Se si parla di striscioni o manifesti appesi sul campo di gara ci dovranno essere le prove che questo sia stato fatto; se si parla di logo sull’abbigliamento tecnico della squadra ci dovranno essere le prove che questo sia stato effettivamente inserito.
L’assenza di tali prove tangibili sarebbe sicuramente un buon motivo per invalidare tale contratto che comporterebbe il conferimento di tali costi da pubblicitari a spese di rappresentanza con i relativi oneri e sanzioni annesse.
Sarà importante per lo sponsor, a fronte di una verifica fiscale, essere in grado di provare che, potenzialmente, tale sponsorizzazione avrebbe potuto portare un vantaggio economico a fronte degli sforzi profusi dall’associazione/società sportiva al fine di pubblicizzare i prodotti o il brand dello sponsor stesso.
E ancora sarà importante provare che le prestazioni indicate nel contratto siano state effettivamente eseguite dalla sponsorizzata.
Certamente lo strumento delle sponsorizzazioni sportive, se ben utilizzato, può portare degli enormi vantaggi in termini di vendita, di accrescimento dell’importanza del brand dello sponsor, ma soprattutto in termini di risparmio fiscale.
Ogni euro che si decide di investire per un contratto promo pubblicitario con un’associazione/società sportiva dilettantistica, è un euro su cui non verranno calcolate le tasse. E’ pertanto tipico a fine anno, specie se ci si rende conto di avere degli utili particolarmente elevati, ricorrere a questa soluzione.
L’unica imposta a loro carico è l’Irap, che si calcola sul reddito imponibile dell’associazione/società sportiva dilettantistica stessa.
La sponsorizzazione sportiva va vista nell’ottica di promuovere la propria attività sfruttando un canale di marketing alternativo e in alcuni casi, e per certi tipi di attività, molto performante, e al contempo per risparmiare dalle tasse le somme investite.
Rispettando le regole che sono quelle legate in particolar modo al buon senso, ovvero che, l’investimento sia proporzionato al volume d’affari, che l’attività che dovrà svolgere l’associazione/società sportiva dilettantistica venga effettivamente eseguita con tanto di prove fotografiche e documentali, che l’investimento sia quantomeno “sensato” rispetto alle prestazioni che dovrà svolgere la società sportiva e soprattutto che esista una prospettiva di rientro commerciale adeguata, allora sarà difficile che la stessa possa venire in qualche modo contestata dalla polizia tributaria o da qualche impiegato dell’Agenzia delle Entrate che pensa di sapere tutto lui.
Una sponsorizzazione sportiva,adeguata e regolare, dovrà dare tutti i suoi benefici, sia in termini di ritorno economico, che di risparmio fiscale, permettendo anche di dormire sonni tranquilli.

Pertanto, rispettando le regole, sostieni i colori biancoverdi e diventa subito sponsor della S.s.d. AVEZZANO calcio a r.l..
Il Direttore Generale
Dott. Renato Ventresca